In un precedente post abbiamo analizzato lo stato del commercio elettronico nel 2010 – progressivamente sempre più solido – e dei suoi trends e sviluppi per il 2011 – crescita prevista a 2 cifre. Il 2011 è giunto quasi alla fine: è perciò tempo di tirare nuove somme.
Ecco le cifre: + 20% ed un giro di affari di oltre 8 miliardi di euro.
Un dato significativo, che diviene eclatante se rapportato al periodo di crisi economico-finanziaria che sta vivendo il mondo occidentale. Roberto Liscia – presidente di Netcomm, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano – sostiene con malcelata – e giustificata – euforia che “ [..] l’e-commerce non è un’opportunità ma un’esigenza per le imprese italiane”.
Come dargli torto? Gli acquirenti italiani sono 9 milioni – rispetto al totale degli utenti Internet, vuol dire che 1 su 3 compra in Rete – e spendono in media 1050€ – contro i 960€ dello scorso anno. I settori trainanti:
- servizi (+38%, con le assicurazioni in testa)
- editoria, musica ed audiovisivi (+35%)
- elettronica di consumo e grocery (+30%)
L’Italia – a confronto con gli altri paesi europei – cresce in misura maggiore rispetto all’Inghilterra (che comunque fa registrare +10%), alla Francia (+12%), alla Germania (+10%) ed agli Stati Uniti (+11%), pur essendo il mercato in questi paesi molto maggiore rispetto a quello nostrano – l’Italia “vale” 1/6 dell’Inghilterra, ¼ della Germania e la metà della Francia. Il boom è – però e purtroppo – sintomo di ritardo: la media europea degli acquisti online vede il 65% degli utenti Internet attivi nell’ultimo anno, contro il 35% italiano. Le transazioni in Inghilterra ed in Francia sono rispettivamente 8 e 4 volte maggiori delle nostre. Per concludere, il saldo negativo import-export continua ad aumentare a causa della scarsa offerta delle aziende italiane, colpevoli di non essere – si spera, solo per il momento – ancora presenti nel palcoscenico di vendita elettronico.